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The siddur is dedicated “In memoria di Astorre e Rosetta Vita i nipoti Mayer riverenti.”
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Source (Italian) | Translation (English) |
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All’edizione per il Minag Sefardita, pubblicata durante il nostro Ministero Rabbinico in Alessandria d’Egitto e che ebbe così larga ed insperata diffusione nelle comunità del bacino del Mediterraneo, fa seguito la presente per il Minag italiano o, per essere più esatti, romano, destinata torse ad una meno larga diffusione dato il campo ristretto nel quale dovrebbe destare interesse. |
The edition for the Sefardic Minhag, published during our Rabbinical Ministry in Alexandria in Egypt and which had so wide and unexpected diffusion in the communities of the Mediterranean basin, is followed by the present one for the Italian Minhag or, to be more exact, Roman, perhaps destined to a less wide diffusion given the narrow field in which it should arouse interest. |
Questa pubblicazione, che è un sintomo e una riprova di decadenza, vuole essere pure un tentativo di salvataggio. Quando una frazione della nazione, come é da considerarsi una comunità ebraica, non sa più ricorrere alla lingua materna, per pensare, per agire per pregare non può non dare segni evidenti di decadenza, Tale è la situazione attuale degli ebrei d’Italia, non molto differenti in questo da quella degli aggruppamenti degli altri paesi. Di qui l’apparizione, iniziata da circa oltre un secolo, chè la decadenza ha origini lontane, di Siddurim (formulari) con a tergo di ogni pagina il testo in italiano, francese, inglese, ecc. La rinascita della lingua nazionale in Erez Israel non fu, e non è ancora, sufficiente a cancellare, in galuth, il segno della decadenza ili modo da non sentir più la necessità di una traduzione e da appagarsi invece della lingua e dello spirito da cui le Tafilloth sono scaturite. |
This publication, which is a symptom and a proof of decline, is also an attempt to rescue it. When a fraction of the nation, as it is to be considered a Jewish community, no longer knows how to resort to the mother tongue, to think, to act to pray, it cannot but give clear signs of decadence, such is the current situation of the Jews of Italy, not very different from that of the groups of other countries. Hence the apparition, begun over a century ago, that decadence has distant origins, of Siddurim (forms) with on the back of each page the text in Italian, French, English, etc.. The rebirth of the national language in Erets Yisrael was not, and is not yet, sufficient to erase, in galuth, the sign of decadence so that it no longer feels the need for a translation and to be satisfied instead of the language and spirit from which the Tefiloth sprang. |
Il nostro insopprimibile ottimismo ci fa sperare che giorno verrà nel quale, sotto l’impulso vigoroso dello svi luppo della vita del nuovo stato d’Israele, gli ebrei tutti, in qualsiasi paese saranno destinati a vivere, abbiano riacquistato il pieno possesso della lingua nazionale si da rendere superflua una pubblicazione del genere di quella che si presenta oggi. |
Our irrepressible optimism makes us hope that the day will come when, under the vigorous impulse of the development of the life of the new state of Israel, all Jews, in whatever country they are destined to live, will have regained full possession of the national language, so that a publication of the kind presented today will be superfluous. |
Ma un altro augurio vogliamo formulare in materia di… formulari non senza attirare, in modo particolare, l’attenzione del lettore per non essere fraintesi su di un argomento di così delicata importanza. Rispettosi come siamo delle avite tradizioni, durante la nostra ormai non breve attività in campo spirituale ed educativo ebraico, ci siamo sempre opposti a qualsiasi tentativo di sapore riformistico per quanto richiesto a gran voce e da ogni parte in questi ultimi decenni come unica àncora di salvezza dall’assimilazione non ancora arginata. Tuttavia, per restare solo in materia di formulari, non si può negare che, per dirla con un proverbio ebraico «ma scellò osé asséhel iaasé azzemàn» ciò che non fa il buon senso lo farà il tempo», non si può negare che il formulario odierno delle Tefilloth in Galuth non è più quello di qualche secolo fa o di cento anni or sono. Esso ha subito cambiamenti, mutilazioni piuttosto, tali da far fremere gli spiriti dei nostri antenati che alla recitazione delle Tefilloth dedicavano circa un terzo della loro giornata. |
But we would like to make another wish in the matter of… forms not without attracting, in particular, the reader’s attention so as not to be misunderstood on a subject of such delicate importance. As respectful as we are of the ancestral traditions, during our by now not brief activity in the spiritual and educational Jewish field, we have always opposed any attempt at a reformist flavor, however loudly and from all sides in recent decades as the only anchor of salvation from assimilation not yet curbed. However, to remain only in the matter of forms, one cannot deny that, to put it in a Hebrew proverb “ma scellò osé asséhel iaasé azzemàn” (“what one does not make, common sense will make with time”), one cannot deny that today’s form of the Tefiloth in Galuth is no longer that of a few centuries ago or a hundred years ago. It has undergone changes, mutilations rather, such that the spirits of our ancestors who dedicated about a third of their day to the recitation of the Tefiloth have trembled. |
Dal formulario di Sciadal per il rito romano, il formulario classico già ridotto di fronte ai precedenti, a quello ultimo redatto da Rabbi Panzieri, sempre per il rito romano, corre un abisso, come fra un gigante e un nano — e ciò sia detto con tutto il dovuto rispetto dovuto al mio venerato compianto collega — l’uno e l’altro sono indice dei tempi. Chi ha autorizzato la mutilazione, l’adattamento al tempo? nessuno e tutti, o per dir meglio, il popolo, la volontà del popolo inespressa ma chiara è quella che si è imposta: il popolo chiudeva il formulario, abbandonava, disertava il Beth Accheneseth (la sinagoga), per ripescarlo si mutilò, si ridusse ai minimi termini la portata della Tefillà. |
From the form of Sciadal[1] a/k/a ShaDaL — Samuel David Luzzatto. (Thanks to Isaac Gantwerk Mayer for clarifying this detail.) for the Roman rite, the classical form already reduced in front of the previous ones, to the last one written by Rabbi [David] Panzieri, always for the Roman rite, runs an abyss, as between a giant and a dwarf — and this is said with all due respect due to my venerated lamented colleague — the one and the other are index of the times. Who authorized the mutilation, the adaptation to the time? no one and everyone, or to say better, the people, the will of the people unexpressed but clear is the one that was imposed: the people closed the form, abandoned, deserted the Beth aKnesset (the synagogue), to catch it was mutilated, the scope of Tefilà was reduced to a minimum. |
Sembra però che questi termini non siano ancora considerati i minimi perchè attraverso la riduzione non si è conseguito il resultato che si sperava. |
It seems however that these terms are not yet considered the minimum because through the reduction the hoped-for result was not achieved. |
A nostro avviso occorre qualche cosa di più sostanziale di più radicale che un processo di mutilazioni. Occorre una revisione del contenuto, dello spirito delle Tefìlloth! In una indimenticabile conversazione con Chaim Nahman Bialik, pochi mesi prima della sua immatura dipartita, sono passati ormai quindici anni, Egli mi sottopose un suo progetto da tempo carezzato per il quale, in collaborazione con i più competenti dell’epoca, si riprometteva di compilare un formulario di tutte le Tefìlloth che, vagliato esaminato e approvato da un consesso rabbinico, dovesse servire agli ebrei di tutto il mondo per elevarsi verso l’Eterno, per sentirsi spiritualmente avvinti al popolo, alla Terra, alla Torà, all’Umanità, all’Universo. |
In our opinion we need something more substantial than a process of mutilations. We need a revision of the content, of the spirit of the Tefìlloth! In an unforgettable conversation with Ḥayyim Naḥman Bialik, a few months before his premature death, fifteen years had passed, he presented me with one of his long caressed projects for which, in collaboration with the most competent people of the time, it was intended to fill out a form of all the Tefìlloth which, after being examined and approved by a rabbinical assembly, should be used by Jews all over the world to elevate themselves to the Eternal, to feel spiritually drawn to the people, to Earth, to the Torah, to Humanity, to the Universe. |
Sogno da poeta, ma sono talvolta i poeti che hanno ragione! |
I dream as a poet, but it is sometimes the poets who are right! |
Purtroppo la vita dell’ultimo nostro poeta nazionale fu prematuramente troncata: Egli solo avrebbe potuto ufiionlun l’audace tentativo per cui il senso dall’unità d’Israele, che la dispersione ha sgretolato, si sarebbe ritrovato e consolidato, il popolo si sarebbe sentito ùno, come uno è l’Eterno, eterno come l’Eterno! |
Unfortunately, the life of our last national poet was prematurely cut short: he alone could have made a daring attempt so that the sense of the unity of Israel, which the dispersion has crumbled, would be found and consolidated, the people would have felt as one is the Eternal, as eternal as the Eternal! |
Quanto abbiamo auspicato per il ritorno alla lingua, auspichiamo pure per la revisione del contenuto della Tefillà. Revisione che potrebbe definirsi anch’essa un ritorno perchè originariamente le Tefilloth erano assai più brevi e in un certo senso più libere in quanto, pur che fosse consapevole di quello che significa per l’ebreo il rapporto fra l’Eterno e l’uomo, ciascuno poteva pregare come, dove, quando e quanto voleva. Solo la pubblica Tefillà dovette essere disciplinata come lo fu all’epoca di Ezrà Assofer e lo fu secondo lo spirito, la necessità e l’opportunià dei tempi, come sarebbe opportuno necessario e utile oggi nel momento della miracolosa rinascita della vita nazionale, per soddisfare le aspirazioni dei credenti, le necessità spirituali della gioventù, per cementare i vincoli fraterni fra gli ebrei di tutto il mondo, perchè infine dalla terra d’Israele si diffonda ancora una volta la luce, la fede, la scienza e la saggezza su tutto Israele. Veìm lo ahshav ematai? Se non ora, quando? |
What we hope for with the return to the language, we also hope for the revision of the content of Tefillà. This revision could also be defined as a return because originally the Tefilloth were much shorter and in a certain sense freer because, even though they were aware of what the relationship between the Eternal and man means to the Jew, everyone could pray as, where, when and how much he wanted. Only the public Tefillà had to be disciplined as it was at the time of Ezra Assofer and was so according to the spirit, necessity and expediency of the times, as it would be opportune necessary and useful today at the moment of the miraculous rebirth of national life, to satisfy the aspirations of believers, the spiritual needs of youth, to cement fraternal bonds among Jews throughout the world, so that finally, from the land of Israel, light, faith, science and wisdom may once again spread over all Israel. Veìm lo ahshav ematai? If not now, when? |
Ma nel frattempo? È qui dove la presente pubblicazione, come dicemmo, vuole significare un salvataggio: nel frattempo, nell’attesa che da Sion esca la Parola e un nuovo Siddur venga autorevolmente, poeticamente storicamente redatto senza, s’intende, incidere, senza scalfire per nulla i principi basilari della storia e della civiltà ebraica, nel frattempo attingiamo alle antiche fonti anche se non appagheranno completamente la nostra arsura, atteniamoci riverenti a quanto la tradizione ci ha trasmesso, in rispetto delle generazioni che furono, in ossequio alla disciplina del popolo, coscienti della nostra incapacità e della nostra debolezza, desiderosi di sollevare il nostro spirito dalle miserie della vita, assetati di conforto ai nostri immensi dolori, e onde frugare nelle anfrattuosità della nostra coscienza e liberarla dalle scorie che la deturpano, nel frattempo persistiamo nel ricorrere fedelmente al nostro vecchio, canuto, millenario Siddur che pur contiene in sè germi i quali, se ben coltivati, ci forniranno i mezzi per continuare a sperare tenacemente nel trionfo messianico delle forze del Bene! |
But in the meantime? This is where this publication, as we said, is meant to mean a rescue: In the meantime, while we wait for the Word to come out of Zion and for a new Siddur to be authoritatively, poetically and historically drafted without, of course, affecting the basic principles of Jewish history and civilization, in the meantime let us draw on the ancient sources, even if they will not completely satisfy our ardor, let us stick reverently to what tradition has passed on to us, in respect of the generations that were, in deference to the discipline of the people, aware of our incapacity and weakness, desirous of lifting our spirit from the miseries of life, thirsting for comfort from our immense sorrows, and in order to rummage through the ravines of our conscience and free it from the waste that disfigures it, in the meantime we persevere in faithfully resorting to our old, hoary, thousand-year-old Siddur, which contains in itself seeds which, if well cultivated, will provide us with the means to continue to hope tenaciously in the messianic triumph of the forces of Good! |
[David Prato] Roma – Rosh Hodesh Elul 5709 |
[David Prato] Rome – Rosh Hodesh Elul 5709 |
Notes
1 | a/k/a ShaDaL — Samuel David Luzzatto. (Thanks to Isaac Gantwerk Mayer for clarifying this detail.) |
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“📖 תפלה לדוד (נוסח איטלקי מנהג הרומית) | Tefilah l’David: Preghiere di Rito Italiano, a bilingual Hebrew-Italian prayerbook compiled by the chief Rabbi of Rome, David Prato (1949)” is shared through the Open Siddur Project with a Creative Commons Public Domain Dedication 1.0 Universal license.
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